Dove sei, mondo bello

“A volte penso alle relazioni umane come a qualcosa di morbido tipo la sabbia o l’acqua, cui diamo forma versandole in un determinato recipiente.. Ma come sarebbe costruire una relazione senza alcun tipo di forma prestabilita? Limitarsi a versare l’acqua e lasciarla cadere. Immagino che non assumerebbe forma alcuna, e si disperderebbe in ogni direzione”

Ci voleva una Sally Rooney più esperta, che rinunciasse all’idea romantica, che si insinua ancora in “persone normali”, e sviluppasse l’equilibrio e le insicurezze di “parlarne tra amici”, per fotografare senza mezzi termini la realtà in cui viviamo in “Dove sei, mondo bello”, edito da Einaudi Editore

Intanto partiamo dal titolo tratto da una poesia di Friedrich Schiller, successivamente messa in musica da Schubert: “dove sei, mondo bello” è il titolo evocativo di una ricerca, di un guardarsi intorno, ponendo in risalto il tema che per me è il vero protagonista del libro: lo spaesamento.

Ebbene sì, lo spaesamento. Avete idea di quanto possa far bene e riappacificare con la realtà riuscire a percepire e riconoscere l’esistentenza dello spaesamento? Ecco! Leggete il libro e lo capirete.

L’autrice infatti tramite le vite dei quattro personaggi, Alice, Felix, Aileen e Simon, fotografa una generazione di giovani adulti alle prese con gli interrogativi della vita e le questioni esistenziali di fronte alle quali non hanno risposte, ma soltanto, ( soltanto?), domande.

Nostalgici del bello , fieri della loro normalità, non si sentono più vincenti e dotati di infinite possibilità, ma semplicemente non sanno più dove si trovano. Sono così i protagonisti del libro, parlano di plastica, di editoria e fama, di maternità, di sessualità, di relazioni e di paure ponendo domande.

“Un tempo la gente della nostra età si sposava, faceva figli, aveva relazioni sentimentali, adesso a trent’anni siamo ancora tutti single e con dei coinquilini che non vediamo mai… Ma quando abbiamo demolito ciò che ci imprigionava, cos’avevamo in mente per sostituirlo?.. Niente. E in più l’odio per chi commette errori supera a tal punto l’amore per chi fa il bene che il modo più facile di vivere diventa non fare niente, non dire niente, e non amare nessuno”

Capite quanto questo libro possa rappresentare uno specchio sociogico?

A livello narrativo si passa da una strutturazione letteraria per maschere, personaggi e ruoli definiti a personaggi vaghi che intessono un dialogo interiore. A far innamorare non sono più le caratteristiche speciali di una persona, quanto la possibilità di mostrarsi nel proprio smarrimento, nella fragilità.

Un cambiamento totale quindi?

No…

Le persone non cambiano o lo fanno in parte. Vi stupirà leggere che una protagonista ha la stessa idea di felicità di Confucio: “quando cerco di immaginarmi come potrebbe essere una vita felice, mi accorgo che da quando era bambina l’immagine non è molto cambiata : una casa circondata di alberi e fiori, un fiume nei paraggi e una stanza piena di libri, e qualcuno che mi ami, nient’altro. “

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